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La storia è, per definizione, il racconto del passato umano, un tentativo di comprendere ciò che è stato per dare senso al presente e orientare il futuro. Quando questo racconto viene distorto da ideologie o interessi di parte, si trasforma in propaganda.



Ecco perché i libri di storia devono restare liberi da pregiudizi politici e partitici: perché la loro funzione non è convincere, ma spiegare i fatti del passato.

Ogni volta che un regime, un partito o un movimento ha cercato di riscrivere la storia secondo i propri fini, ha trasformato la conoscenza in strumento di potere. Che si tratti della damnatio memoriae dell’antica Roma o delle manipolazioni nei manuali scolastici dei regimi totalitari del Novecento, l'obiettivo è sempre stato lo stesso: costruire un passato “utile”, piegato alle esigenze del presente.

Ma la storia non può essere usata come una clava contro l’avversario. Deve essere, piuttosto, uno specchio — anche scomodo — nel quale una società si guarda per capire chi è diventata. Solo un racconto onesto può offrire questa funzione rigenerativa.

Ogni lettura ideologica della storia riduce la complessità a una narrazione binaria: buoni contro cattivi, vittime contro carnefici, progresso contro reazione. Questo schema può rassicurare, ma è falso. La realtà storica è fatta di ambiguità, contraddizioni, dilemmi morali. Uomini e donne che oggi celebriamo come eroi, ieri potevano avere ombre che non vanno ignorate. E figure demonizzate in passato, a una lettura più attenta, possono mostrare lati umani e comprensibili.

Quando un testo storico assume una posizione militante, non insegna a pensare ma a schierarsi. E questo è il contrario dell’educazione: è addestramento.




Chi scrive di storia — e chi la insegna — ha una responsabilità enorme: non fornire “verità” confezionate, ma strumenti per interrogare il passato. I documenti, le fonti, le testimonianze devono essere presentate nella loro interezza, anche quando contraddicono le narrazioni dominanti.

Questo non significa che la storia debba essere neutra in senso assoluto — ogni scelta interpretativa comporta una visione del mondo — ma che essa debba sempre partire dai fatti, non dalle opinioni. L’analisi critica e il confronto tra punti di vista sono indispensabili per avvicinarsi a una comprensione più autentica del passato.

Il docente ha l'arduo compito di aiutare gli studenti a sviluppare il loro senso critico, a creare dubbi e a fugarli. Le giovani menti sono malleabili e assorbono nozioni come spugne: fornire loro ideologia di partito non è utile se non al partito.

Ed ecco perché manipolare i giovani è molto facile. Li vediamo spesso partecipare alle manifestazioni in piazza senza avere le idee chiare su quale sia la natura politica e partitica del corteo a cui partecipano.

Un libro di storia libero da pregiudizi è anche uno strumento di libertà. Insegna a dubitare, a porsi domande, a riconoscere che nessun potere ha il diritto di stabilire cosa “deve” essere ricordato e cosa dimenticato. È proprio questo spirito critico che forma cittadini consapevoli, capaci di opporsi a ogni forma di autoritarismo culturale.

E' di oggi, rimbalzata sui media, la notizia di libri di storia adottati in alcuni licei in cui partiti politici attuali vengono etichettati in un modo discutibile. Un'operazione che nulla a che fare, però, con la storia che deve essere insegnata agli studenti delle scuole superiori.

Libri, comunque, adottati da docenti che, probabilmente, sono politicizzati e aderenti ad ideologie di partito ben definite.

Abbiamo chiesto un parere ad un docente di Italiano e Storia di una scuola superiore di Vicenza: "A scuola - ci dice - non si deve fare proselitismo partitico ma si deve insegnare ai ragazzi a comprendere e a scegliere quale strada seguire. Ognuno è libero di avere idee politiche e di aderire a partiti: chi fa l'insegnante però deve essere in grado - quando parla con i ragazzi - di essere neutrale".


In conclusione, la storia non deve servire né la destra né la sinistra, né conservatori né progressisti. Deve servire la verità — per quanto difficile, per quanto scomoda. Solo così potrà essere maestra di vita, come voleva Cicerone, e non ancella del potere di turno.

Staff





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