Dove è finito il popolo dei contestatori?
C'era una volta il popolo dei contestatori di Silvio. Sempre in strada e protestare. Perché oggi, che le cose vanno pure peggio, se ne sta nascosto?
Sembra l'inizio di una favola: c'era una volta un popolo. Un popolo che anelava alla giustizia sociale, all'uguaglianza, ai diritti per tutti. Che scendeva in strada per difendere l'articolo 18 e la Costituzione e se la prendeva con i governanti iscritti alla massoneria.
Oggi che l'articolo 18 non c'è più (ormai tutti a tempo determinato per tre anni o meglio "tutti a progetto per tre anni") e c'è un contratto che piace alle aziende (tanto pagano i cittadini per gli sgravi fiscali alle aziende); oggi che le tasse sono aumentate (in particolar modo quelle locali grazie ai tagli del governo alle regioni e ai comuni); oggi che la Costituzione viene massacrata e il Parlamento svilito e depredato del suo ruolo di controllore del Potere governativo... oggi nessuno scende in strada a protestare in modo pacifico.
Dove siano finiti i girotondini, il popolo viola, gli arancioni e tutti i contestatori non è dato sapere.
Quando Silvio tentava un'operazione la gente scendeva in strada a valanga e Silvio non concludeva. Oggi che, invece, tutto va peggio che con Silvio e gli italiani pagano sempre più tasse e sono sempre più senza lavoro, non c'è un'anima candida che stia lì a protestare.
Tutto ciò è alquanto deludente. Il solo dato relativo alla disoccupazione, specie quella giovanile, sarebbe già motivo di protesta e lo è in qualsiasi Paese civile.
E per protesta non si intende l'andare a sfasciare vetrine e città ma solo il far sentire la propria voce in modo pacifico e non-violento.
Una sorta di dissenso civile. Probabilmente è chiedere troppo all'italiano medio. Del resto lamentarsi è molto più facile che impegnarsi.
Staff
(Evitiamo equivoci e strumentalizzazioni: chi ha scritto non è di destra e non si riconosce in questa "sinistra")