Erano gli anni a cavallo tra la fine del secolo e l'inizio del nuovo. Gli anni tra il 1997 e il 2006. Un gruppo di giovani, o meglio ormai ex giovani, tra cui il sottoscritto, Anthony Distefano (che oggi potete vedere su Rai1 nella programmazione pomeridiana) e alcuni professionisti catanesi (di cui omettiamo il nome per privacy), si lanciarono nella pubblicazione di giornali che potessero davvero parlare alla gente in modo diverso.
L'idea era proporre idee in un modo diverso, scrivere delle piccole inchieste sul territorio, parlare di cultura senza scadere nelle banali recensioni dei libri prive di approfondimento storico, letterario e critico.
Erano gli anni della testata "Il Corriere Etneo" (cartaceo, non il sito che si trova online che nulla a che fare con il gruppo di quegli anni) e della testata "Assud" (dal quale nacque questo blog).
Eravamo giovani, entusiasti, ricchi di idee e temerari. Impossibile, per me, dimenticare le minacce di morte e i danneggiamenti subiti per le storie che raccontavamo. E mai presa una querela. Eravamo spericolati ma attenti. Sempre dalla parte del giornalismo e della corretta informazione: le domande si fanno e si ricevono anche le risposte che si verificano.
La città non era facile neanche allora. Eppure noi, pieni di entusiasmo, per anni, cercammo di cambiare le cose. Forse eravamo illusi. Sì: lo eravamo. Ma almeno, noi, qualcosa si faceva. Si lavorava, senza guadagnare un euro e pagando a stento le spese della tipografia, per diffondere idee, spirito critico, senso di comunità.
Illusi, sì. Considerato che le cose non sono mai cambiate. Probabilmente sono peggiorate.
Dello scioglimento del comune non ne faccio una questione politica. Non torno a Catania da dieci anni e non ho più seguito da vicino l'andamento amministrativo e politico. Non posso giudicare né valutare. E ormai non mi interessa. Mi limito a leggere gli articoli sui giornali.
Rimane l'amaro in bocca, e un pizzico di delusione, se ripenso a quei giovani coraggiosi che sfidavano tutto e tutti per ritagliarsi un po' di spazio e diventare la voce di quelle persone che voce non hanno mai.
La vita, poi, ha portato quei giovani a fare scelte diverse perché ogni voce andrebbe, ogni tanto, anche ascoltata.
Staff
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