PATERNO' (CT) - 575 operatori di call center rischiano seriamente il posto di lavoro ma i media nazionali non sembrano tanto interessati alla notizia fossilizzati come sono nel cercare a tutti i costi magagne nell'amministrazione romana.
575 lavoratori di Paternò, grosso centro a pochi km di Catania, non valgono una vittima sul lavoro all'Ilva di Taranto che deve essere sempre considerata una grave tragedia.
575 lavoratori siciliani non valgono quanto l'operaio egiziano travolto durante un picchetto di protesta.
Ovvio che questa è una provocazione è che noi dimostriamo rispetto per ogni vittima sul lavoro poiché il lavoro è sacro e di lavoro non si deve morire.
I lavoratori siciliani che rischiano davvero di restare senza occupazione dopo tanti anni di attività sono stati abbandonati dalla politica nazionale, dai grandi sindacati (salvo le sedi locali che stanno cercando di movimentare anche i big), dai grandi giornali ma non dai giornali locali che seguono con attenzione la sorte dei lavoratori.
Il governo nazionale, sempre pronto a diffondere dati parziali e di parte sull'occupazione in questa Italia sempre più povera e sempre più indietro rispetto ai big europei e occidentali, non si è fatto vivo. Forse 575 lavoratori che perdono il posto inficiano troppo i dati meravigliosamente incredibili su questa Italia che riparte. Sì riparte: con la retromarcia innestata.
Sembra che qualche incontro si sia già svolto e che qualcuno abbia dimostrato interesse per alcune commesse. Ciò, però, non porterebbe alla salvaguardia di tutti i posti di lavoro.
In città, 50.000 abitanti, la protesta monta ma rimane di ambito locale. Forse non è ancora abbastanza grande per attirare qualche avvoltoio della politica.
In città l'anno prossimo si vota per le amministrative e forse è tempo di non cedere più al ricatto occupazionale e alle promesse di certa politica del Sud. Bisogna rendersi indipendenti e promettere rivalsa al momento del voto.
G.B.F.