Smentiteci. Per favore. Inviateci una email e diteci: io l'ho fatto per solidarietà verso tutti quei lavoratori cui non consentiamo, senza motivo, di lavorare da più di un anno. Ve ne saremo grati.
Cosa?
Rinunciare al lauto, talvolta immeritato, stipendio da parlamentare o da membro del Governo o super-consulente di qualcosa.
Sarebbe stato almeno corretto che qualche ministro rinunciasse al suo stipendio per tutto il tempo della pandemia.
Non fanno lavorare i ristoratori? Non fanno lavorare le discoteche, le palestre, gli attori, i cinema, i teatri e tutto il mondo dell'indotto? Allora anche qualche ministro avrebbe potuto richiedere la cassa integrazione e vivere con pochi spiccioli in tasca.
Sarebbe stato un bel gesto. Si, ma quanti l'hanno fatto. Non ci risultano gesti di solidarietà di questo tipo. Hanno obbligato tantissimi lavoratori onesti, senza fornire mai dati scientifici sui contagi, a non lavorare senza dare loro il giusto supporto e congrui ristori ma, i signori della politica, non hanno perduto niente del "loro".
Ricordo che qualcuno parlò di fare qualche altro piccolo sacrificio ma è sempre facile chiedere sacrifici quando non se ne fanno. E' facile chiedere sacrifici quando devono essere gli altri a farli. E' facile fare la morale agli altri. Facile dire: state a casa, non uscite, non lavorate e additare chi esce come untore quando si ha uno stipendio sicuro e garantito.
Bisogna riaprire. Noi di Assud lo scriviamo da sempre, dall'inizio del primo lockdown del 2020. Noi non siamo politici che cavalcano l'onda e che ogni giorno dicono di riaprire spostando, sempre un po' più in là, la data di riapertura. Fanno così perché al momento della riapertura potranno dire: "io ve l'avevo detto, ero dalla vostra parte, ero dalla parte dei lavoratori" e intanto per mesi e mesi ha raccontato bubbole. Contenti i suoi elettori, contenti tutti.
Oggi (12 aprile 2021), intanto, nuovo appuntamento con la protesta. A Roma. Con "Io Apro": rappresentanti di ristoratori, partite iva, bar, locali, palestre, agenzie di viaggio. E' un mondo variegato a cui noi aggiungiamo, di diritto, il mondo dei locali notturni (segui @vita.notturna (nightlife) su Instagram) degli strip bar, delle discoteche, dei disco bar, dei locali di musica dal vivo, dei dj. E con loro migliaia di persone impiegate nell'indotto che non lavorano da un anno: grafici, pubblicitari, fotografi, dj, ragazze immagine, pr, camerieri, baristi, bodyguard, artisti.
Migliaia di persone, molte delle quali non hanno reddito che non siano - oggi come oggi - i nonni, i genitori, amici generosi.
Si comincia a parlare di riaperture. Parlare? Ma possibile che non ci sia mai un piano preciso e determinato? Che non si sappia mai cosa fare? Siamo ormai a metà aprile, in piena primavera. Ovvio che i virus, con la bella stagione, perdono forza. In questo periodo dovrebbero già parlare di come evitare il ritorno del virus a ottobre ma, ovvio, ne parleremo a novembre.
Quando si parla di "progettualità" e di "pianificazione" in Italia par di tirare bestemmie.
Non hanno saputo organizzare il piano di vaccinazione e lo scotto lo stanno pagando i lavoratori: hanno pensato a banchi a rotelle, a bonus monopattino, alle primule ma nulla di concreto per non far fallire migliaia di piccole imprese. E non parliamo della scuola. Ne parleremo.
Protestare è legittimo: si vuole lavorare rispettando le regole e i protocolli di sicurezza. Non si chiedono ristori, non si chiedono aiuti. Basta con la mentalità dell'assistenzialismo. Ognuno vuole la dignità del lavoro.
Ai lavoratori in piazza diciamo di stare attenti e di allontanare infiltrati.
La violenza è il modo per non far parlare delle richieste e per distrarre l'opinione pubblica che troppo spesso è miope e ignorante.
Staff
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