Donald Trump si è insediato quale 45° Presidente degli Stati Uniti d'America. Nel suo discorso di insediamento racconta un'America che non esiste e prende vari spunti dai discorsi di Theresa May, primo ministro del Regno Unito. Per governare il Paese più capitalista del mondo scomette sul Protezionismo. C'è poco da essere entusiasti.
Disegna un'America che non esiste e forse non ci crede neanche lui alle parole che proferisce. Donald Trump, nel discorso di insediamento quale 45° Presidente degli Stati Uniti, inventa di sana pianta un Paese federale devastato come se stesse uscendo molto ferito da una guerra interna.
Non è così ed è bene dirlo. Barack Obama non ha lasciato un Paese distrutto e ridotto in macerie. Se Trump si è permesso già di promettere ben 25 milioni di posti di lavoro solo per gli americani (il nostro Berlusconi si fermò ad 1 e non ci riuscì), significa un'altra cosa.
Obama ha affrontato 8 anni di durissima crisi economica ed è riuscito a portare fuori dalle difficoltà gli Stati Uniti d'America. Il merito è di Obama e non si deve dimenticare. Obama sta lasciando un'America con più diritti civili e più uguaglianze. Un Paese migliore.
Se per Trump queste sono macerie figuriamoci cosa riuscirà a fare lui dato che ha già promesso di eliminare l'ObamaCare ossia la sanità pubblica per tutti.
Sarebbe un enorme controsenso: dunque se il Paese è allo sfascio economico e non c'è lavoro bisognerebbe dare tutele ai cittadini e non toglierle. Forse la situazione interna è decisamente migliore di quanto non racconti Trump? Sicuro. I suoi atti, altrimenti sarebbero contraddittori. Ammesso che conosca gli atti che firma.
Vuole il protezionismo Trump ma ha bisogno della nafta che arriva dal Messico. Qualcosa, dunque, non quadra. E' evidente che con i toni pessimi del suo discorso Trump ha dovuto accontentare qualcuno mentre ad altri, i più ignoranti tra gli analfabeti che lo hanno votato, ha raccontato favole semplici che anche loro possono capire.
Il protezionismo stretto e rigido, come delinea Trump, non porta benessere e sappiamo già, ad esempio, come gli Stati Uniti abbiamo forte bisogno del petrolio del Venezuela.
Palese che nel suo discorso si sia ispirato a Theresa May, primo ministro britannico almeno per le tematiche economiche. Segno che Regno Unito fuori dall'Europa e Stati Uniti di Trump (che vuole abbattere l'Euro e l'Europa unita) potrebbero stringere alleanze.
I Democratici dovranno rosicare ancora. L'errore di candidare Hillary Clinton è stato tutto loro. Obama ha sbagliato in almeno due cose nei suoi otto anni: si è interessato poco del benessere della classe media degli stati interni (le disuguaglianze interne tra stati sono fortissime) e la classa media non l'ha perdonato. L'altro grande errore è stato relativo alla politica estera. E' da dire, però, come abbia ereditato i fallimenti di Bush padre e Bush figlio e di come si sia ritrovato a gestire, purtroppo male, diversi fronti di guerra.
Trump grida: "prima l'America". Stiamo a vedere. Sappiamo che il discorso di insediamento è un'accozzaglia di banalità e propaganda come quella del restituire il "sogno americano".
Facciamolo lavorare almeno fino a quando, i veri politici che ha intorno, gli lasceranno credere di essere lui a decidere.
G.B.F.