Si parla sempre e soltanto di giovani, di extracomunitari e di altre categorie ma non si sente mai parlare della platea di lavoratori tra i 35 e i 55 anni che non riesce più a trovare un lavoro stabile.
Mentre la Politica, diciamo così in generale (potremmo dire lo Stato), farfuglia parole a caso sui giovani a cui non darà mai reali prospettive o reali opportunità (anche a noi, quando eravamo giovani, promettevano mari e monti per non proporre mai nulla di concreto), ci sono tantissime persone che non riescono più a mettersi in gioco.
Persone abbandonate anche da quei partiti che, anni e anni fa, si vantavano di essere i difensori degli oppressi e dei proletari. Si, una volta.
Colpa di una società, quella italiana, troppo superficiale e legata all'idea che se non si è belli, prestanti e piacenti non si può fare neanche lo scaffalista nella bottega dello zio (esempio limite ma giusto per far capire).
La differenza, tra Italia e altri stati europei, la si nota subito nei centri commerciali dove - negli altri stati - si incontrano commessi e commesse che sfiorano anche i 55-60 anni e che non sono più belli, giovani, prestanti.
Non è strano, nei grandi magazzini di Madrid (e ce ne sono di famosissimi) e di Barcellona che il commesso possa che ti fa provare un paio di scarpe abbia l'età di tuo padre.
In Italia, invece, è quasi impossibile. Merito o colpa dell'apprendistato che dura tantissimo e serve solo a sfruttare i giovani per poi - in tantissimi casi - abbandonarli senza lavoro dopo anni in cui sono stati spremuti come limoni.
L'apprendistato non dovrebbe durare fino a 6 anni (in cui si viene sottopagati e sfruttati) per poi essere lasciati a casa.
Questo periodo dovrebbe iniziare da giovanissimi (e non per laureati e specializzati) e durare il tempo necessario ad imparare: da 6 a 12 mesi ma poi come si fa a sfruttare forza lavoro per anni a costi bassissimi?
Gli annunci di lavoro che si trovano nel web sembra, inoltre, che siano scritti per non dare mai lavoro. Si chiede di tutto e di più il che fa pensare che quel posto sia destinato a qualcuno di "fortunato" oppure chi ha scritto l'annuncio non sa neanche di cosa sta parlando. Esempio tipico sono, spesso, gli annunci relativi al settore tecnologia e informatica.
La frase, molto usata, "si cercano giovani con esperienza pluriennale" è qualcosa di fantastico.
In Italia, arrivati ai 30 anni, trovare lavoro non è facilissimo. Si deve sempre ricorrere al vecchio usuale metodo "dell'amico": chi ha amici non ha guai. Farsi raccomandare in modo bieco e degradente è un'altra possibilità. Se si è in possesso di tessere di partito, inoltre, qualcosa salta fuori.
Chi vuol lavorare, dai 40 anni in su: può solo aprire una partita iva e farsi depredare da uno Stato iniquo e crudele che parte dal presupposto che tutti i liberi professionisti siano evasori fiscali.
I ragazzi e i laureati italiani vanno all'estero? Beh. Forse fanno bene. E non perché siano tutti "cervelli in fuga" ma perché l'Italia è uno Stato che non sa mettere fine alle disuguaglianze e alle differenze; uno Stato che non dà opportunità, che non crea lavoro, che non dà risposte.
E il lavoro non si crea con corsi che non hanno sbocco lavorativo. Prima di tutto si devono ridurre le tasse e non annunciare che "non saranno alzate".
Che volete alzare le tasse che non si vive più da anni?
L'Italia è un Paese in cui la fuffa seriosa è diventata sistema.
Staff
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