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Il social network P.A.R.L.E.R. non è stato messo offline dall'azienda ma è stato vittima di una censura sproporzionata orchestrata dai colossi del web. La Democrazia USA era solo una favola.


P.A.R.L.E.R., siamo costretti a scriverlo così per non finire nella rete della censura di Amazon, Google e Facebook, non è "scomparso" e non è stato messo offline come dicono i media italiani. Un sito viene messo offline, di solito, da chi lavora nella piattaforma per motivi interni tipo aggiornamenti software. Troppi media italiani quando si tratta di informatica, web, tecnologia lasciano un po' a desiderare.

Il social P., invece, è stato vittima di una grandissima vergognosa censura da parte dei colossi del web, dei fornitori di servizi, degli store da cui si poteva scaricare l'app. Hanno distrutto l'azienda che realizzava P. e non solo il social network.

Un social può piacere o no ma una grande operazione autoritaria e antidemocratica come questa non è degna di un paese come gli Stati Uniti che ha, evidentemente, raccontato la favola della Grande Democrazia Occidentale. L'avvento del web e dei grandi social network e dei grandi colossi del web ha concluso quel racconto: la Democrazia Americana è diventata solo gestione del potere e la gente è stata trasformata in merce senza possibilità di parola e di pensiero.




Basterebbe leggere le parole del fondatore e sviluppatore di P. - John M.a.t.z.e. (scriviamo così per non finire nella maglie della censura) per capire che si è trattato di un attacco in grande stile: rapido ed efficace.
Non solo i big del web: c'è anche una grande ombra di hacker. Sembra che i dati degli iscritti al social siano stati prelevati (per creare un database di persone scomode?").

L'attacco hacker pone un altro grande problema di democrazia e sicurezza digitale: i nostri dati sono sicuri? Se vengono rubati che fine faranno? A chi serviranno? Cosa faranno delle nostre vite? Useranno le nostre informazioni per colpirci in qualche modo. Ciò che accade in P. è proprio questo.

Usare un Social Network imporrebbe delle responsabilità a chi lo usa ma tanta gente non ha ancora capito che sta regalando informazioni su di sé a persone senza scrupoli.

I temi trattati su quel social non ci interessavano (complottismo e roba del genere) per cui non lo usavamo ma non per questo deve essere chiuso. Non crediamo che su 4 milioni di iscritti tutti fossero terrapiattisti (per fare un esempio).

Per decretare la fine di una piattaforma basta non usarla.

Staff



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