La Terza Repubblica? Sembra la Prima. Torna la DC
Da anni ci parlano di Seconda Repubblica. E adesso che dovremmo entrare nella Terza, ci rendiamo conto che gli uomini sono ancora una volta i vecchi DC della Prima.
La DC è tornata. Ecco il grande ritorno della cultura politica cattolica. E' evidente, come, in questi giorni di elezione del nuovo Presidente della Repubblica - dopo 9 lunghi anni di Napolitano - la Democrazia Cristiana sia tornata in auge con prepotenza.
Il nome più in auge, che forse sarà eletto oggi, è quello di Mattarella. Una personalità che, probabilmente, gli italiani - se avessero potuto scegliere - non avrebbero mai votato. Un esponente della DC della tanto esecrata Prima Repubblica. E' speranza comune quella di poter votare - un giorno - per il Presidente della Repubblica (ma non vogliono fare le riforme costituzionali? Inseriscano anche questa.)
Eppure la DC è sempre là. Sono cambiati i nomi dei partiti, sono cambiati i segretari, sono passati tanti anni ma i democristiani sono sempre presenti. E non perché abbiano tanti iscritti ma perché si tratta di un metodo, di una mentalità, di una cultura: essere democristiani è un modello, quasi uno stile di vita.
E il fatto che, i media di partito, ci raccontino sempre meraviglie (forse perché sono obbligati a farlo) su ogni candidato, ci indica e ci mostra quanto, invece, la politica italiana sia sempre più autoreferenziale e sempre più lontana dalla gente.
Da giorni - in parte è anche giusto - si parla solo dell'elezione del nuovo Capo dello Stato. I media hanno dimenticato la crisi, la gente, le famiglie che non arrivano a fine mese. Tentano, a suon di notizie e di talk show, di fare il lavaggio del cervello alle menti più deboli di questa Nazione scellerata e sempre più ignorante.
Habemus DC. E meno male che Renzi qualche anno fa si presentò come il rottamatore, il portatore del nuovo. Però.
Ad occhio e croce, sembrerebbe, che non sia così. L'unica cosa certa è aver tolto i diritti ai lavoratori (Jobs act) e aver fatto pochissimo contro la crisi. La riforma dei Musei e della Cultura è a dir poco scandalosa e offensiva nei confronti dell'Intellighenzia del Paese e degli amanti dell'Arte. E ancora: stravolgere in modo negativo la "mission" della nostra Carta Costituzionale cancellando il Senato ossia la Garanzia parlamentare che non ci siano derive autoritarie.
Per il resto i privilegi dei politici e dei loro amici sono stati mantenuti. Persino la DC è tornata. Se gli italiani, invece, di salire sempre sul carro del vincitore si tenessero informati e seguissero i fatti del loro Paese con responsabilità forse certi fatti non accadrebbero.
Non c'è mai fine al peggio.
Staff