Attentato a Monaco di Baviera, in Germania. Nove i morti all'interno di un fast food di un grande centro commerciale. Sembra che tra le vittime ci siano dei bambini. Decine di feriti. Uno il terrorista. L'attentatore era un diciottenne paranoico che da tempo era vittima di bullismo. Nessun legame con l'Isis.
MONACO (Germania) - Ancora un attentato vigliacco nei confronti di persone inermi. Stavolta, però, sembra che l'Isis non c'entri. La pista più accreditata è quella del giovane paranoico e depresso vittima di bullismo che si vendica, a modo suo (e nel modo più sbagliato) dei bulli. Un suo ex compagno di scuola ha rivelato: "gli facevamo mobbing e lui ci diceva che ci avrebbe uccisi tutti".
L'attentatore, infatti, è un tedesco-iraniano di 18 anni. Un giovanissimo come l'attentatore sul treno di pochi giorni fa (sempre in Baviera).
Nove i morti rimasti a terra nel McDonald's del centro commerciale Olympia. Persone inermi che stavano consumando un pasto. Erano le 17:50 quando il terrorista ha aperto il fuoco sparando anche su bambini e adolescenti.
Il decimo corpo rinvenuto è quello dell'attentatore che si è suicidato. La polizia ha usato un robot per avvicinarsi al corpo inerme a causa della presenza di uno zainetto. Il robot è stata una precauzione nel caso in cui lo zaino fosse pieno di esplosivo. Il corpo si trovava a circa un chilometro dal luogo della sparatoria.
27 le persone ferite di cui 3 molto gravi.
Tra i testimoni c'è chi riferisce di aver sentito l'attentatore gridare "Allah Akbar", "Allah è grande", prima di aprire il fuoco sui bambini. Forse un modo di atteggiarsi del giovane che era anche sotto cura psichiatrica. Un modo per darsi un ruolo in una società che lo escludeva.
Di certo - come avvenuto a Nizza o a Parigi - gli attentatori prendono di mira luoghi di aggregazione pubblica la promenade, bar, ristoranti e centri commerciali. Luoghi in cui si svolge la vita quotidiana in assoluta tranquillità. Dove si compiono gesti abituali e conviviali come può essere mangiare un hamburger. In questo caso, però, la scelta è caduta proprio sul fast food: luogo di aggregazione di giovani. Quegli stessi giovani che Ali Sonboly, l'attentatore, ha voluto colpire. Confusione sui media italiani, ancora una volta i giornalisti vanno nel pallone quando parlano di internet e di web (che sono cose diverse). I giornalisti italiani, anche quelli di grandi testate nazionali, non sanno di cosa parlano: non sanno cosa sia internet, non sanno cosa il web, non conoscono le dinamiche dei social network, non conoscono il deep web (non dark) e non sanno come ci si muove nel deep web.
Sulle modalità con cui il giovane attentatore abbia comprato la pistola si sono letti solo strafalcioni che fanno solo confusione. Si è saputo che un amico dell'attentatore lo ha aiutato a creare un profilo falso per cui appare subito strano un dato: come avrebbe potuto accedere al deep web e muoversi in quella parte di internet praticamente sconosciuta a molti?
Per i giornalisti italiani fa figo parlare di deep web nonostante non lo conoscano.
E' ovvio che lo scopo di questi terroristi è quello di minare sin dalle fondamenta le nostre abitudini e la nostra libertà. E' ovvio che non bisogna cedere alla paura. Bisogna continuare a vivere senza rinunciare a nulla. Del resto è praticamente impossibile prevedere dove uno di questi disadattati sociali e malati mentali (ovvio che in ogni caso si tratti di persone dalla mente fragile) colpirà. Non si può rimanere chiusi in casa ad aspettare che qualcosa accada.
La Polizia ha comunicato con i cittadini mediante Twitter: ha chiesto a tutti di non andare in luoghi di aggregazione e, se possibile, di tornare subito a casa o di restare nella propria abitazione. Le Forze dell'Ordine, inoltre, hanno chiesto a tutti coloro abbiano scattato foto o ripreso video con gli smartphone di fornire la copia per aiutare le indagini. Questo potrebbe aver consentito la definitiva teoria che il terrorista fosse da solo. Ci sono stati almeno 100 testimoni oculari.
La casa dell'attentatore, viveva nella periferia di Monaco con i genitori, è stata perquisita dalle Forze dell'ordine. Il padre è stato portato nella caserma della polizia per essere interrogato. Nella sua stanza nessuna traccia di riferimenti all'Isis o alla Jihad. Il giovane si era formato da solo mostrando ammirazione per le stragi come quella di Winnenden e per Andres Breivik (autore della strage nell'isola di Utoya (vicino Oslo)).
Gli Stati Europei hanno sottovalutato il problema. I governanti, sempre più lontani dalla realtà e attenti solo all'economia, ai soldi e agli amici delle lobby, continuano a vivere in un mondo perfetto e dorato. Dicono che si sia in "guerra" ma fanno davvero molto poco per combatterla.
Staff
- Immagine nell'articolo elaborata da Google Maps
(L'articolo potrà subire aggiornamenti)
Il video dell'attentatore che parla con uomo sul balcone
Dal sito web ansa.it
Uomo sul balcone: "Sei uno stronzo del cazzo, ecco cosa sei...".
Attentatore: "A causa vostra sono stato vittima di bullismo per sette anni...".
Uomo sul balcone: "Coglione. Sei un coglione".
Attentatore: "... e adesso devo comprare una pistola per spararvi".
Uomo sul balcone: "Una pistola! Vaffanculo! Dovrebbero tagliarti la testa, stronzo".
A questo punto l'attentatore e l'uomo sul balcone cominciano a urlare l'uno contro l'altro. L'uomo sul balcone sembra rivolgersi alle persone che stanno riprendendo la scena in video e dice riferendosi all'attentatore: "Ha una pistola, il tipo ha una pistola". Voce fuori campo: "Turchi del cazzo!".
Uomo sul balcone: "Straniero del cazzo". L'uomo sul balcone si rivolge a qualcun altro: "Ehi! Quello ha una pistola! Ha caricato la sua pistola. Chiamate i poliziotti".
Attentatore: "Io sono tedesco".
Uomo sul balcone: "Tu sei un coglione, ecco cosa sei".
Attentatore: "Smettetela di filmare!".
Uomo sul balcone: "Tu sei un coglione. Che cazzo stai facendo?".
Attentatore: "Sì cosa, io sono nato qui".
Uomo sul balcone: "Sì e che cazzo credi di fare?".
Attentatore: "Io sono cresciuto qui nella zona della Hartz 4" (riferito al quartiere povero e abitato da percettori di sussidio pubblico, ndr).
L'uomo sul balcone e l'attentatore parlano allo stesso tempo.
Uomo sul balcone: "Sì, il trattamento é quello che fa per te".
Attentatore: "Io qui non ho fatto niente per (incomprensibile)... Per favore stai zitto'.
Uomo sul balcone: "Sei un pezzo di merda".
Uomo sul balcone alle persone vicine: "Ehi, quello sta al piano superiore". La persona con la videocamera corre al riparo quando l'attentatore comincia a sparare e l'uomo sul balcone dà del "pezzo di merda" all'attentatore.
Uomo sul balcone: "Scommetto che da tempo stanno cacando nella tua testa".
Attentatore: "No, non lo stanno facendo, non lo stanno facendo, questo è il punto. Non lo stanno facendo".