Ci sono persone che riescono a metterti buonumore solo guardandole. Uno di questi era Gianfranco D'Angelo. Il popolare attore è morto la notte scorsa a pochi giorni dal suo ottantacinquesimo compleanno.
Un attore eclettico: dal cinema, alla tv, al varietà al teatro. Eclettico ma con un obiettivo: riusciva sempre a far ridere il pubblico. Aveva una innata simpatia che gli attirava la benevolenza della gente. Impossibile non sentirlo parte della famiglia.
I suoi ruoli nella Commedia all'Italiana, le sue imitazioni al "Drive In" (il siparietto Carrà/Gervasetto e l'addestratore Armando con "has fidanken") rimarranno nella storia dello spettacolo italiano. Bravissimo a teatro in commedie brillanti.
Non starò qui a scrivere un coccodrillo perché i media sono pieni. L'informazione di Assud, come sempre si distingue.
E allora ricorderò Gianfranco D'Angelo come l'ho conosciuto.
Era il 2006 e andava in scena "Il padre della sposa" con Gianfranco D'Angelo, Simona D'Angelo e Sandra Milo per la regia di Sergio Japino. Commedia brillantissima e serata di grande successo.
Finito lo spettacolo vado in camerino. D'Angelo mi aspetta per l'intervista di rito per il giornale regionale. Busso alla porta, entro e lo saluto: "professor Pinzarrone! Finalmente la incontro".
Lui mi guarda stupito, attonito e fa una grande risata. Pinzarrone è il suo personaggio nella Commedia all'Italiana "La Liceale nella Classe dei ripetenti" (con Lino Banfi, Alvaro Vitali e Gloria Guida).
"Ah sei un esperto - mi dice -. Conosci i film". E i suoi occhi, che esprimevano una intelligenza profonda e indagatrice, si illuminano di simpatia. Lo conquistai con una battuta.
In effetti sono stato uno dei primi giornalisti italiani, già negli anni '90 del secolo scorso, a trainare la rinascita e la rivalutazione dei film della Commedia Sexy all'Italiana che, in fondo, esprimeva i vizietti della classe media italiana.
Film in cui il grottesco e stupido "Politicamente corretto" dei nostri giorni non c'era. Meno male. Il pensiero unico, dettato da altri, è la morte della critica e della libera espressione.
Arrivano gli arancini. Siamo a Catania.
D'Angelo li guarda come un bambino goloso: "prendi, mangia con me. Non si può resistere all'arancino di Catania".
Passiamo un po' di tempo insieme per l'intervista e poi ci scambiamo il numero di telefono. Ci sentiremo ancora per un po' di tempo. Un uomo estremamente simpatico e disponibile.
Come ha scritto l'attore Ezio Greggio, con cui D'Angelo condusse "Striscia la Notizia", con lui non era necessario incontrarsi tutti i giorni. Quelle volte che si parlava o ci si incontrava era una come se ci fossimo sempre visti o parlati. Con lui era sempre festa.
Adesso ha raggiunto la Carrà. Magari la starà già imitando.
Gabriele B. Fallica
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