Una storia paradossale di tasse. L'agenzia della riscossione chiede il pagamento di Irpef e Tassa sui rifiuti ad una persona che non potrà pagare di sicuro.
"La informiamo che, nell'ipotesi di temporanea situazione di obiettiva difficoltà è possibile presentare all'Agente della riscossione, domanda di rateizzazione fino ad un massimo di 120 rate mensili".
E' quanto riporta il paragrafo "Dilazione di pagamento" della comunicazione datata 14 giugno 2016 che Riscossione Sicilia SpA ha inviato ad una signora siciliana.
La signora, di cui ovviamente ometteremo il nome, è però deceduta da ben 13 anni (nel 2003).
La dilazione di pagamento, dunque, sarà eterna. La lettera in oggetto, inoltre, riporta l'indicazione di "comunicazione preliminare all'avvio delle procedure esecutive e cautelari". In che modo queste procedure possano essere messe in atto è tutto da vedere in quanto la signora non c'è più.
Il debito Irpef risale al 1994 mentre il debito relativo alla Tassa sullo smaltimento dei rifiuti risale al 1999. Anche volendo sarebbe davvero difficile rintracciare ricevute risalenti ad una ventina di anni fa.
Nella lettera è scritto anche che "l'articolo 1, comma 544, della legge 24 dicembre 2012, n. 228" prevede azioni cautelari. Incredibile: si fa riferimento ad una legge approvata 9 anni dopo la morte della signora.
Come mai le informazioni anagrafiche dell'Agente della riscossione non sono aggiornate 13 anni dopo? Conosco anche la storia di persone che hanno cambiato residenza ma che hanno continuato a ricevere cartelle esattoriali e richieste di pagamento per la tassa sui rifiuti relativa ad anni in cui non vivevano più in Sicilia.
Ci dicono che non avremo più segreti, che le informazioni dei nostri conti correnti confluiranno in un unico database che controllerà tutti i nostri movimenti bancari e poi non sanno neppure se siamo vivi o morti? Deve essere imbarazzante per loro.
Telefonando ai numeri dei telefono della sede catanese di Riscossione Sicilia SpA noto come nessun numero - nel momento in cui io ho chiamato - sia attivo o raggiungibile.
Lo scorso 23 agosto ho inviato una email all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. senza ricevere, fino ad oggi, risposta per cui mi riservo di aggiornare l'articolo con le nuove informazioni se mai riceverò risposta.
Va bene pagare le tasse e va bene che la lotta all'evasione ma continuare a scrivere lettere indirizzate a persone decedute sembra davvero grottesco.
G.B.F.
Aggiornamento del 20 settembre 2016 - Sono arrivate un paio di email. Sono stato scambiato per l'erede. Mi chiedono di compilare un modulo (in modo che io possa ereditare i debiti). Peccato che io non sia un parente. L'agente della Riscossione precisa che deve essere l'ente che ha emesso il ruolo a cancellarlo.
La domanda, rimasta senza risposta, ad ogni modo è la stessa: perché le anagrafiche degli enti non vengono aggiornate e si continua a spendere il denaro pubblico per chiedere pagamenti a persone decedute ormai da 13 anni?
Aggiornamento del 28 settembre 2016 - Deve essere l'eventuale erede a compilare un modulo e a comunicare il decesso del parente. Rimane un dubbio: se il parente non comunica niente? L'ente riscossore continuerà a inviare lettere indirizzate all'ultimo indirizzo noto del debitore. Un po' grottesco se si considera, in questo caso, che la signora è deceduta ormai da più di un decennio. Applicando questa logica si invieranno solleciti di pagamento inutilmente e per anni ed anni. Bisognerebbe ottimizzare il sistema che, invece, prosegue la sua strada senza porsi, evidentemente, dei giusti interrogativi.